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Il pilum è un'arma di cui si è persa la reale memoria con la fine dell'Impero Romano. Nei secoli successivi è stato tramandato un uso mitizzato da errate interpretazioni testuali del tutto sbagliate. La moderna archeologia ne sta restituendo la sua reale consistenza.
Quella che state per consultare è una semplice guida storico-militare, in grado di darvi i primi rudimenti su alcuni aspetti di un tipico guerriero dell’antichità, tra i più conosciuti e temuti.
Molteplici sono le ipotesi formulate dagli studiosi sull'evoluzione della fanteria pesante romana in epoca arcaica. Qui di seguito se ne presenta una breve panoramica, prendendo in considerazione quelle ricostruzioni che hanno alla loro base il confronto tra il diverso numero di effettivi e il diverso numero di unità da cui era formata la fanteria pesante romana nei diversi periodi storici 1 ; con l'avvertenza che le singole ricostruzioni risentono dei diversi modi con cui sono considerati dagli studiosi gli istituti politici e le problematiche sociali ed economiche della società romana del tempo. Iniziamo la nostra disamina da Niebuhr. Lo studioso danese, nella sua ricostru-zione del più antico esercito romano, contenuta nel terzo volume della sua Römische Geschichte 2 , ha posto grande enfasi sulla descrizione della legione che Livio fa quando descrive gli eventi del 340 a.C. Racconta Livio 3 che 'clipeis antea Romani usi sunt, dein, postquam stipendiarii facti sunt, scuta pro clipeis fecere; et quod antea phalanges similes Macedonicis, hoc postea manipulatim structa acies coepit esse: postremi [postremo] in plures ordines instruebantur ordo sexagenos milites, duos centuriones, vexillarium unum habebat. Prima acies hastati erant, manipuli quindecim, distantes inter se modicum spatium; manipulus leves vicenos milites, aliam turbam scutatorum habebat; leves autem, qui hastam tantum gaesaque gererent, vocabantur. Haec prima frons in acie florem iuvenum pubescentium ad militiam habebat. Robustior inde aetas totidem manipulorum, quibus principibus est nomen, hos sequebantur, scutati omnes, insignibus maxime armis. Hoc triginta manipulorum agmen antepilanos appellabant, quia sub signis iam alii quindecim ordines locabantur, ex quibus ordo unusquisque tres partes habebat-earum unam quamque primam pilum vocabant. Tribus ex vexillis constabat; vexillum centum octaginta sex homines erant. Primum vexillum triarios ducebat, veteranum militem spectatae virtutis, secundum rorarios, minus roboris aetate factisque, tertium accensos, minimae fiduciae manum; eo et in postremam aciem reiciebantur'. Di questa descrizione lasciataci dallo storico patavino, Niebuhr sottolinea per prima cosa la suddivisione della legione in cinque scaglioni che egli chiama cohortes, le quali, identificate con i nomi di hastati, principes, triarii, rorarii, accensi, risultano formate da unità e sottounità. In particolare, i primi due scaglioni sono costituiti
2021 •
L'oplita, il legionario, espressione di un preciso senso dello stato, greco prima e romano poi, sono qui soggetto di un'attenta analisi. A partire dagli archetipi omerici del guerriero, per arrivare alla fine dell'importanza delle fanterie in età tardo antica, attraverso lo studio di equipaggiamenti, evoluzioni tattiche, battaglie, viene descritta l'evoluzione storica dell'esercito greco romano.
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"Dolomiti". Rivista dell'Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali
Storie perdute di pretoriani e di legionari bellunesi, in "Dolomiti", Rivista dell'Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali", XLIV, n. 3, Giugno 2021, pp. 14-27.2021 •
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DOSSIER / Roma contro Barbari. STORIE DI GUERRE E GUERRIERI, n. 16 (2017), pp. 32-51.2017 •
2000 •
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Persistenza della influenza della Cultura Sarmata nella antica Britannia2020 •