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2018, Gli animali nel mondo antico
Che posto occupavano gli animali nell’antichità? Come noi oggi, anche i Greci e i Romani avevano a che fare con cani, cavalli, galline; avevano allevamenti, vivari, acquari, e adottavano pratiche zootecniche. Amavano i loro animali da affezione, mentre ne uccidevano altri e li mangiavano (magari dopo averli sacrificati in onore di una divinità). Conoscevano e usavano animali selvatici o feroci, o esotici come elefanti e pappagalli. Non mancavano, nel loro immaginario, creature aliene che si credeva popolassero paesi lontani, come l’India e l’Etiopia, patrie dei manticora, dei cinocefali e dei grifoni. Quello che per noi sono i dinosauri per loro erano i ciclopi, i pegasi, le chimere, gli uomini-toro. Un affresco suggestivo che restituisce per intero l’esotismo di un mondo scomparso.
in: Technai 1 (2010).
Recensione a: P. LI CAUSI, Generare in comune. Teorie e rappresentazioni dell'ibrido nel sapere zoologico dei Greci e dei Romani [2010]Sezione Di Lettere
Valeria Andò, Nicola Cusumano (a cura di), Come bestie? Forme e paradossi della violenza tra mondo antico e disagio contemporaneo2010 •
S. Cresti, I. Gagliardi (a cura di), Leggerezze sostenibili: saggi d’affetto e di Medioevo per Anna Benvenuti, Firenze 2017, pp. 113-134
Dal tannîn al drákôn. alcune riflessioni sull’avvento dei ‘draghi’ nell’immaginario zoologico-biblico della Settanta2017 •
Questo studio si muove tra le pieghe del processo di formazione della 'biblioteca' di libri tradotti in tempi e in modi diversi nota come "Settanta", nel tentativo di individuare le motivazioni che spinsero i traduttori a rendere la parola ebraica tannîn con drákôn, stesso lemma che altrove nella Bibbia greca individua Leviathan e Rahab, oltre all’anonimo ‘serpente’ di Gb 26.13 e Am 9.3, tutti trasformati per l’appunto in anonimi drákontes e talvolta in kêtê. This study winds between the folds of the translation process of a specific kind of library, the Septuagint, composed by books translated in different times and in different ways. The present study will attempt to identify the reasons that led the translators to render the Hebrew word tannîn with drákôn, the same term that elsewhere in the Greek Bible identifies Leviathan and Rahab, in addition to the anonymous 'snake' of Gb 26.13 e Am 9.3, separate beings that have been transformed by the Greek Bible into anonymous drákontes and sometimes in kêtê.
Fisiognomica (2007) — La Fisiognomica costituisce per noi la prima trattazione sistematica di un tema oggetto di attenzione già molto tempo prima della composizione di quest’opera: l’interpretazione del carattere osservando l’aspetto fisico e stabilendo rapporti analogici tra ciò che si conosce e ciò che si vuole conoscere. L’interesse teorico e pratico è documentato dalla stessa Fisiognomica, quando l’autore fa riferimento ai metodi di indagine adottati in precedenza. Innumerevoli sono i passi della letteratura greca, in cui si affronta (o è implicito) il problema del rapporto tra natura interiore e apparenza esteriore dell’uomo, tra anima e corpo, tra invisibile e visibile, o in cui si discute dell’esistenza e della conoscibilità della mente, di sé e degli altri, oppure si descrivono il comportamento e l’azione, o l’aspetto fisico di un individuo nella sua essenzialità, o nei dettagli. Vissuta al margine dell’assetto delle scienze, riconosciute come tali, pur attingendo da esse e pur fondandosi su presupposti largamente condivisi, la fisiognomica non fu attaccata furiosamente come accadde invece per la divinazione e la magia, basate anch’esse sui segni e su credenze diffuse, ma sentite lontane, nella più consapevole riflessione greca in ambito filosofico e scientifico, da un approccio razionale. L’interesse per la fisiognomica va in ogni caso visto nel più ampio tema del rapporto tra disposizione interiore e aspetto esteriore, tra anima e corpo, tra realtà e apparenza, che affiora o diventa dominante motivo di indagine sia nelle opere più propriamente letterarie, sia in quelle filosofiche e scientiche; esso si inserisce, almeno per quanto riguarda le speculazioni iniziali, nell’ambito della problematica gnoseologica, così come si esprime in Grecia. Il realismo ingenuo, il determinismo e il rigido schematismo della fisiognomica antica e di gran parte della moderna relegano le corrispondenze tra caratteristiche fisiche e indole a pura curiosità, pur sopravvivendo talora in forma di un sapere popolare. Resta tuttavia l’interesse per il metodo, per l’estensione e per l’applicazione, nei vari campi, dei principi che sono il fondamento della fisiognomica, così che si è assistito nel recente passato (si pensi all’antropometria e alla frenologia con cui si è tentato di sostituire l’approccio scientifico a quello simbolico), e si assiste oggi a un rinnovato tentativo o di rifondarla come scienza, con basi e criteri più rigorosi e in funzione ancillare di discipline che studiano l’uomo, il suo comportamento e le sue produzioni artistiche, quali la medicina, la psicologia e la psichiatria, l’antropologia, la sociologia, la storia dell’arte, oppure di comprenderla nel diversificato ambito della ‘retorica del corpo’ e della sua rappresentazione. In ogni caso, sembra in opera una tendenza più generale a ridare valore al collegamento tra forme, strutture e significati, collegamento che l’umanità ha da sempre avvertito in modo istintivo, e che consapevolmente scaturisce da un’idea di concomitanza e di interdipendenza, e da una teoria dell’unità di tutte le cose e di tutti gli eventi, espressa da alcuni settori della ricerca. Il dibattito rimane aperto intorno a questioni fondamentali, che stimolano interessanti riflessioni epistemologiche, cui la conoscenza dell’antica riflessione sul rapporto tra aspetto e indole, e della diversificata produzione antica sull’argomento apporta un incisivo contributo. L’introduzione affronta queste varie tematiche e i vari approcci disciplinari nell’antichità e nell’età moderna (A scuola da Pitagora. Ambiti e metodi della fisiognomica./ La Fisiognomica del C.A. e gli altri trattati antichi: i contenuti. Argomenti dei trattati di Polemone, di Adamanzio e dell’Anonimo latino./ Il corpo e l’anima, il visibile e l’invisibile: interazioni, connessioni, passaggi./ Sema e ethos. Il Peripato e i semeia./ Animali e uomini a confronto. La fisiognomica e il problema del confine tra le specie./ Uomo e donna, greco e barbaro: dicotomie, polarità, valori./ La fisiognomica e le technai./ La vita, il movimento, la forma). Il testo greco (con la traduzione a fronte) è suddiviso in due parti: Trattato A (Relazioni tra la mente e il corpo. I fondamenti della fisiognomica. Possibili metodi di indagine — zoologico, etnologico, etologico — e loro valutazione./ Definizione e delimitazione della fisiognomica; i segni./ I tipi e i loro tratti distintivi); Trattato B (Influsso reciproco di anima e corpo. Difficoltà, componenti e metodo dell’indagine fisiognomica./ Differenze negli animali e negli uomini; il maschio e la femmina./ Selezione ed elenco dei segni). I numerosi problemi testuali sono discussi nel commento (una nota critica elenca i punti in cui mi discosto dal testo di Bekker e di Förster); in esso sono anche sviluppati gli aspetti stilistici e lessicali, e le tematiche storico-artistiche, filosofiche, sociali, antropologiche ed etnologiche, e sono proposti confronti e rimandi, utili a capire la funzione e l’importanza di questo trattato, che resterà a lungo di riferimento per chi si occuperà di fisiognomica, nell’antichità e in epoca moderna. La bibliografia si articola per sezioni: Edizioni principali./ Traduzioni e commenti./ Opere di fisiognomica o di interesse fisiognomico dal Medioevo all’Ottocento./ Studi di riferimento. In Appendice viene proposta una raccolta di passi di alcune delle più celebri opere della letteratura mondiale: una ‘coscienza fisiognomica’ avvertibile già in Omero è ampiamente documentabile nel tempo con continuità, in culture e ambiti diversi.
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